Pubblicato il: 8-8-2024
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A differenza del crowdfunding tradizionale, dove i sostenitori ricevono in cambio ricompense non finanziarie come prodotti o servizi, nell'equity crowdfunding gli investitori acquistano effettivamente una parte del capitale sociale dell'azienda. Ciò significa che diventano soci a tutti gli effetti e possono trarre beneficio dalla crescita e dal successo dell'impresa.
Questa modalità di finanziamento è particolarmente utilizzata da startup e piccole e medie imprese che necessitano di capitali per sviluppare nuovi prodotti, espandere le loro attività o entrare in nuovi mercati. Attraverso piattaforme online specializzate, le aziende possono presentare il loro progetto a una vasta platea di potenziali investitori, illustrando il business plan, gli obiettivi e le opportunità di crescita. Gli investitori, da parte loro, possono diversificare il proprio portafoglio investendo in diverse iniziative imprenditoriali con importi relativamente bassi.
Negli ultimi anni, l'equity crowdfunding ha registrato una crescita significativa in Italia, riflettendo un trend globale di crescente interesse verso questo tipo di finanziamento alternativo. Tra il 2013 e il 2021, il numero delle piattaforme attive è passato da 16 a 31, con una lieve diminuzione a 23 nel periodo 2022-2023. Questo aumento delle piattaforme è accompagnato da una straordinaria crescita del capitale raccolto, che ha raggiunto i 36.435 milioni di euro tra il 2017 e il 2021, partendo dai 1.893 milioni del quinquennio precedente. Anche il numero degli investitori registrati è aumentato, passando da 4.382 a oltre 55.000 nel 2021, per poi stabilizzarsi a 20.567 nel 2023.
A livello globale, il crowdfunding continua a essere un importante motore di finanziamento per le imprese, con oltre 6 miliardi di euro raccolti dal 2012 a oggi, secondo il Cambridge Centre for Alternative Finance. La dimensione delle singole offerte varia significativamente, da 50.000 euro a 25 milioni di euro, con una media di circa 1 milione di euro. Si possono contare 508 piattaforme di investment-based crowdfunding in 38 Paesi OCSE. Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito dominano il mercato, mentre in nazioni come Italia e Germania il settore è ancora frammentato.
La recente regolamentazione europea, il "Regulation on European Crowdfunding Service Providers (ECSP)", rappresenta un passo importante verso un mercato più integrato e regolamentato, facilitando l'accesso ai capitali per le imprese su tutto il continente.
Le dinamiche del crowdfunding portano l'intersezione tra le piattaforme di crowdfunding e i criteri ESG (Environmental, Social, and Governance). Da uno studio sviluppato dallo Spoke 4 all’interno del progetto GRINS sulla sostenibilità, si evidenzia come le piattaforme di equity crowdfunding siano state sensibili alle tematiche di sostenibilità fin dagli inizi, coerentemente con il profilo di investimento del loro target di investitori, che comprende sia investitori istituzionali sia piccoli retail, attratti dal crowdfunding anche da motivazioni non esclusivamente di ritorno finanziario.
Nell’episodio 33 del format audiovisivo Focus ESG, ne discute il Prof. Silvio Vismara dell’Università di Bergamo.
Silvio Vismara e Monica Billio ospiti di Focus ESG per parlare di equity crowdfunding
Grazie a questa forma di finanziamento, le startup e le piccole e medie imprese possono accedere a capitali che altrimenti sarebbero difficilmente reperibili, democratizzando l'accesso ai fondi e favorendo progetti che promuovono la sostenibilità ambientale, l'inclusione sociale e la buona governance aziendale. Inoltre, l'equity crowdfunding abbassa le barriere d'ingresso per gli investitori, permettendo a persone di diversa estrazione socio-economica di partecipare al finanziamento di progetti innovativi e sostenibili, amplificando così l'inclusività del mercato finanziario.
Uno dei principali limiti allo sviluppo del mercato dell'equity crowdfunding, in particolare in Italia, è rappresentato dalla difficoltà per gli investitori di realizzare una "exit". A differenza dei mercati finanziari tradizionali, l'equity crowdfunding spesso non offre un mercato secondario con liquidità. Questo significa che gli investitori che hanno finanziato startup o PMI attraverso piattaforme di equity crowdfunding possono incontrare difficoltà a liquidare le proprie partecipazioni, rimanendo vincolati a lungo termine senza la possibilità di realizzare guadagni immediati.
La difficoltà dei meccanismi di uscita e i costi di transazione possono scoraggiare potenziali investitori, e di conseguenza limitare la capacità delle imprese di attrarre capitali freschi, rallentando così l'intero ecosistema del crowdfunding. In Italia, questo problema è particolarmente acuto anche a causa della scarsa infrastruttura normativa dedicata alla gestione delle exit (disinvestimenti), frenando il pieno potenziale di questa innovativa forma di finanziamento.
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