Pubblicato il: 8-3-2025
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In Italia, la situazione rimane sconfortante: solo il 56,5% delle donne lavora a fronte del 70,2% della media europea e il 22% delle donne si trova in condizioni di dipendenza finanziaria, ovvero una su cinque (in Germania e Austria il 5%, in Slovenia il 7%, in Polonia il 10%). C’è quindi molto da fare, soprattutto perché il 29,4% dichiara di non avere nessuna fonte di reddito rispetto al 12,1% degli uomini.
Vi è anche un importante tema di minore conoscenza finanziaria. L’ultima indagine PISA-Ocse, che considera gli studenti e le studentesse di 15 anni, riporta che, nell’arco degli ultimi 10 anni, il gap di competenze finanziarie è più che raddoppiato, passando dall’8 al 20% . La scarsa conoscenza finanziaria è un problema che riguarda 7 donne su 10, che non sanno gestire al meglio il proprio denaro e utilizzare gli strumenti finanziari disponibili.
Nella puntata di Focus ESG dedicata alla presenza femminile negli ambiti finanziari, la Professoressa Caterina Cruciani (Università Ca’ Foscari Venezia) presenta i risultati dello studio di Spoke 4 sulle caratteristiche e sulle propensioni all'investimento sostenibile della popolazione italiana. L’obiettivo della ricerca è individuare i soggetti più interessati agli investimenti e identificare le caratteristiche che rendono questi prodotti più attraenti per le persone.
Lo studio è basato sui risultati di un questionario distribuito, in collaborazione con Doxa, a un campione rappresentativo di investitori e investitrici italiane, suddiviso in tre gruppi sulla base del portafoglio gestito. Il campione include clientela con portafoglio fino a 200.000€ (mass), tra 200.000-499.000€ (affluent) e sopra i 500.000€ (private).
Il questionario esplora le caratteristiche socio demografiche, le propensioni al rischio, l'educazione finanziaria, le preferenze di sostenibilità, la propensione a commettere errori cognitivi nella composizione del portafoglio e il rapporto con il mondo della consulenza finanziaria.
La composizione del questionario è basata su un'attenta analisi della letteratura, che ha permesso di identificare le aree dove è ancora necessario approfondire la relazione tra preferenze individuali e scelte di investimento sostenibile. Il questionario è stato distribuito nei mesi di aprile e maggio 2024 a un totale di 1188 investitori. Le donne rappresentano il 37% del campione intervistato, coerentemente con la percentuale di donne italiane che investono rispetto al numero degli uomini.
La Professoressa Cruciani commenta i risultati con un’attenzione particolare alla componente femminile. Dalle analisi emerge che le donne attente alle tematiche ESG sono le più finanziariamente educate, e ben il 42% risponde correttamente a tutte le domande, avvicinandosi al 46% della media degli uomini.
Le donne ESG sono quelle che si rivolgono più frequentemente a un consulente. L’evidenza empirica dimostra che i clienti più educati riconoscono l'importanza di avere un consulente, dal quale traggono un beneficio finanziario ed emotivo.
Pertanto, investire in programmi di educazione finanziaria per le donne è un aspetto importante per far comprendere le caratteristiche dei servizi e degli strumenti finanziari.
Le donne che non investono in ESG richiedono, infatti, maggiori informazioni e un migliore allineamento dei prodotti finanziari con i valori ESG, a testimonianza del fatto che il settore non è ancora percepito come pienamente accessibile. Questo aspetto potrebbe essere favorito da una migliore educazione o da un maggiore ricorso al consiglio esperto.
La Professoressa Cruciani aggiunge che le donne ESG sono anche le più sicure delle proprie competenze finanziarie. Questo evidenzia come il contesto sociale, che attribuisce agli uomini una maggiore efficacia in termini di investimento, possa influire anche sulla diffusione della finanza verde tra le donne, e richieda di essere affrontato tanto quanto l'educazione finanziaria in sé.
I risultati dimostrano che sussiste una maggiore capacità di gestione del debito da parte delle donne italiane rispetto agli uomini. Dall’osservatorio di Banca Ifis sugli NPL emerge che l’incidenza dei volumi in sofferenza sui prestiti alle donne, a livello nazionale, è del 3,8% contro il 6,2% di quello degli uomini. La minore rischiosità delle donne è confermata anche sulle singole aree geografiche e dal confronto con i dati dei conti cointestati.
I dati sono significativi perché evidenziano che le donne sono perfettamente in grado di gestire le finanze familiari e sanno rispettare, con maggiore puntualità e affidabilità, schemi di incassi e pagamenti più complessi del semplice budget della famiglia. Pertanto, un loro maggiore coinvolgimento nella gestione finanziaria può portare benefici a tutto il sistema del credito.
Oggi più che mai bisogna colmare il gap in termini di educazione finanziaria e non solo. Avere una fotografia nitida della situazione e continuare a monitorarla è necessario per poter verificare le azioni indirizzate a chiudere questo gap e valutarne l’efficacia. In questo, la piattaforma Amelia offre un grande valore aggiunto.
Focus ESG - Episodio 48
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