Pubblicato il: 7-10-2024
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Nella sola Unione Europea ogni anno si producono 2.2 miliardi di tonnellate di rifiuti, ad esempio. Proprio per far fronte a queste problematiche sia la comunità accademica sia i policy maker hanno guardato con sempre maggiore attenzione a modelli di economia circolare. Già nel 2020 la commissione europea aveva puntato su questo paradigma: all’interno del Green Deal europeo era stato inserito il Nuovo Piano d’Azione per l’Economia Circolare. Questo includeva proposte sulla ricerca riguardanti prodotti riutilizzabili, sulla riduzione dei rifiuti, sulla sensibilizzazione dei cittadini. In particolare la Commissione aveva evidenziato come gli sforzi andassero concentrati maggiormente in settori più impattanti come quello dell’elettronica, batterie, imballaggi, plastica, costruzioni. Nel 2021, votando il Nuovo Piano, è stato invece il Parlamento Europeo a chiedere norme più stringenti e obiettivi più vincolanti sull’impronta ecologica dei materiali e sull’impatto ecologico dei materiali.
Ma che cos’è nella pratica l’economia circolare? Seguendo la definizione data dalla Fondazione Ellen MacArthur l'economia circolare rappresenta una soluzione sistemica per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, i rifiuti e l'inquinamento. Si basa su tre principi fondamentali: eliminare i rifiuti e l'inquinamento, far circolare prodotti e materiali al loro massimo valore, e rigenerare la natura. Questa transizione è sostenuta dall'uso di energie e materiali rinnovabili, con l'obiettivo di disaccoppiare l'attività economica dal consumo di risorse finite, a differenza di un’economia di tipo lineare che fa leva sull’elevata quantità di risorse.
La letteratura economica ha posto l’accento sugli effetti positivi dell’economia circolare: attraverso l’economia circolare, infatti, le imprese hanno l’opportunità di minimizzare la loro dipendenza da risorse finite, ridurre il loro impatto ambientale e accorciare la catena di approvvigionamento. Questo è di particolare importanza, come mostrano altri studi, nel settore delle batterie elettriche per i nuovi veicoli o per le turbine, portando a un sensibile calo delle emissioni. Poco invece si è fatto sull’impatto che le strategie di economia circolare a livello aziendale hanno sulle performance di impresa.
Per colmare questa lacuna nella letteratura esistente, nell’ambito dello Spoke 1, Vera Palea, insieme a Cristina Santhià e Aline Miazza dell’Università di Torino, ha lavorato sull’impatto delle strategie di economia circolare sulle performance economiche a livello di azienda. Gli studi sono riconducibili alle attività del Work Package 1.4 che, focalizzandosi sul concetto di sostenibilità d'impresa, sta realizzando una mappatura dettagliata della sostenibilità nelle piccole e medie imprese (PMI) operanti nelle diverse regioni italiane. Questo studio rappresenta un primo test delle ipotesi delle ricercatrici, svolto sulle società quotate, in attesa di raccogliere i dati sulle PMI attraverso survey.
Tre sono, nello specifico, le domande si sono poste le ricercatrici: 1) le strategie di Economia Circolare migliorano l'efficienza operativa e la redditività delle aziende?; 2) le aziende con migliori prestazioni di Economia Circolare pagano un costo del debito inferiore?; 3) il valore di mercato delle aziende sono influenzate positivamente dalle loro strategie di Economia Circolare?
Per rispondere a questa domanda, hanno esaminato 1047 aziende su di un periodo di di dieci anni, dal 2010 al 2019. Grazie a questi dati le studiose hanno definito poi un indicatore in grado di misurare il grado di integrazione delle pratiche di economia circolare all’interno delle singole aziende. In particolare, per ottenere questo indicatore, le autrici hanno preso in considerazione otto pratiche di economia circolare:
Che cosa è emerso? In primo luogo, le aziende che adottano strategie di economia circolare vedono complessivamente un miglioramento significativo della loro redditività. A migliorare è in particolare l’efficienza del capitale, in linea con l’economia circolare che riduce lo spreco di risorse.
Questo risultato va di pari passo con un altro risultato dello studio: quello riguardante le performance di mercato delle aziende. I risultati dimostrano che il mercato azionario premia le aziende con migliori performance in ambito di economia circolare. Questo è evidente dalla relazione positiva tra il punteggio di CE e il la Q di Tobin, una misura del valore di mercato di un'azienda. Il risultato del modello di regressione, quindi, suggerisce che gli investitori vedono le strategie di economia circolare come meno rischiose e con maggiori opportunità sul lungo periodo.. Un’analisi ulteriore sottolinea inoltre come la performance di mercato abbia subito un netto miglioramento dopo il 2015, cioè l’anno degli Accordi di Parigi. Poiché i legislatori hanno mostrato una maggior impegno nei tentativi di decarbonizzazione dell’economia, anche i mercati hanno cominciato a percepire le imprese più inquinanti come rischiose, spostando le loro risorse su imprese più green.
Veniamo infine alla questione del costo del debito, che è la questione più delicata del paper. In linea con la letteratura economica sul tema, i risultati mostrano che fino al 2015 non c'è una relazione significativa tra l'adozione di strategie di CE e il costo del debito. I creditori, infatti, non sembrano valutare positivamente queste pratiche nel determinare i tassi di interesse sul debito aziendale. Anche in questo caso, però, dopo il 2015 si assiste i creditori iniziano a mostrare sensibilità al tema e a incorporare nel costo del debito sconti crescenti all’aumentare del livello di circolarità dell’azienda.
Quali conclusioni trarre? Questo studio dimostra che l'adozione di strategie di economia circolare può portare benefici economici tangibili alle aziende attraverso una gestione maggiormente efficiente delle risorse. Queste strategie sono premiate sia dal mercato azionario sia dai creditori, specialmente dopo il 2015, anno in cui la sostenibilità è diventata un fattore chiave nelle decisioni finanziarie globali.
Le implicazioni per i legislatori sono altrettanto rilevanti: promuovere e incentivare l'economia circolare può non solo mitigare i cambiamenti climatici e ridurre l'impatto ambientale, ma anche sostenere la crescita economica e la competitività delle aziende a lungo termine. Poiché tutte le attività che compongono l’indicatore di circolarità delle imprese hanno un impatto, è necessario un approccio complessivo al design di politiche, che includa interventi in ogni fase del ciclo di vita di un prodotto, dalla progettazione fino al recupero delle risorse.
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