Con l’aumentare degli eventi climatici estremi, l’emergenza climatica non va solo ad impattare sul meteo, ma anche sulla condizione socioeconomica di consumatori e imprese. La letteratura economica si sta interessando sempre di più a questo dibattito, sia per quel che riguarda l’impatto che ha sui cittadini sia sulle imprese. Ovviamente, data l’eterogeneità dei fenomeni in gioco, gli effetti socioeconomici dell’emergenza climatica sono estremamente variabili in base, ad esempio, alla ricchezza o al tipo di paese. L’Italia rappresenta un caso di studio importante: il nostro paese è estremamente esposto, come mostrano i dati, a fenomeni climatici come inondazioni o processi come il dissesto idrogeologico.
Le notizie di cronaca di questi anni, d’altronde, lo dimostrano: basti pensare all’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna nel maggio del 2023 o quella nelle Marche dell’autunno successivo.
Per questo, uno studio di ricercatori e ricercatrici afferenti allo Spoke 1 di Grins ha cercato di comprendere in che modo il rischio di inondazioni va a influenzare i costi di finanziamento delle imprese italiane, in particolare riguardante i prestiti bancari. Il nostro tessuto imprenditoriale infatti fa affidamento, più che negli altri paesi europei, a prestiti bancari e questo, assieme a quanto citato prima, lo rende un candidato ideale per studiare in che modo il rischio di esondazione e dissesto idrogeologico impatta sul costo di indebitamento delle imprese.
Leggi l'articolo su rivista: https://link.springer.com/article/10.1007/s11187-024-00932-0
Gli autori si sono soffermati su due questioni. In primo luogo hanno analizzato come l’esposizione al rischio climatico di un’impresa e quella dei suoi vicini influenzano il costo dei finanziamenti. Finora la letteratura si è interessata prevalentemente all’impatto che l’esposizione di un’impresa a eventi climatici estremi ha sui costi di finanziamento. Negli ultimi anni però c’è un crescente interesse sugli effetti di contagio: l’aumento dei costi potrebbe non influenzare solamente le aziende colpite o in aree ad elevato rischio di eventi climatici estremi, ma anche le aziende vicine. Vi sono vari motivi per cui la vulnerabilità di un’azienda a eventi climatici estremi potrebbe non interessare solo se stessa, ma anche altri agenti economici nelle vicinanze, pur trovandosi in un altro comune.
Ad esempio, le scelte che le imprese intraprendono per gestire le conseguenze indirette dei disastri naturali sembrano influenzare la percezione che i prestatori hanno della loro affidabilità creditizia. Anche gli investitori e i prestatori, però, per far fronte a possibili shock improvvisi adattano le loro strategie economiche.
In secondo luogo, è stata svolta un’analisi sulla dimensione di impresa, in particolare se questo fenomeno impatta maggiormente le imprese di piccole dimensioni rispetto a quelle grandi.
Le aziende più piccole infatti sono meno propense a diversificare le loro fonti di finanziamento a differenza delle imprese più grandi. Poiché le aziende più piccole fanno fatica a diversificare, hanno meno potere di negoziazione e quindi sono più esposte a eventuali fenomeni di contagio. Anche se non sono colpite, se i clienti della banca sono estremamente concentrati dal punto di vista spaziale, le aziende potrebbero essere penalizzate dai maggiori costi di finanziamento imposti dalle banche dopo eventi climatici estremi.
Per rispondere a queste domande, i ricercatori hanno utilizzato i dati Orbis di 104,760 aziende italiane tra il 2016 e il 2019 per evitare l’impatto che la pandemia ha avuto. Questi dati sono stati coniugati con gli indicatori ISTAT sul rischio inondazioni, assieme ad altre variabili socio demografiche. Successivamente, proprio per indagare gli effetti di contagio geografico, i ricercatori hanno definito l’intorno di un’impresa, cioè la relazione di vicinanza. La difficoltà, in questo tipo di analisi, risiede nel fatto che, se si vuole indagare in che modo l’esposizione a rischi di inondazione differenti influenza i costi di finanziamento a debito delle imprese, è necessario che la relazione di vicinanza non prenda in considerazione soltanto imprese che sono localizzate in zone con lo stesso rischio. L’analisi svolta dagli autori suggerisce una distanza ottimale di 10 km: due aziende si trovano quindi vicine si trovano in un raggio di 10 km l’una dall’altra.
Una volta definita la relazione di vicinanza, i ricercatori hanno stimato un modello di regressione lineare considerando come variabile dipendente il costo del debito. Tra le variabili principali che spiegano il fenomeno all’interno del loro modello hanno considerato sia il rischio di inondazione della singola azienda sia la differenza tra la media del rischio di inondazioni delle aziende nell’intorno e quelle della singola azienda. Questo modello permette quindi di comprendere se effettivamente ci sia un aspetto di contagio sul costo del debito.
Due sono i risultati principali del modello. Innanzitutto, le imprese che sono localizzate in zone più rischiose presentano maggiori costi per il finanziamento a debito, in particolare un’impresa in zona rischiosa paga 1.24 per cento in più rispetto a un’azienda in una zona non rischiosa. Venendo poi agli effetti di contagio, il modello conferma che effettivamente le aziende che hanno vicini in zone rischiose vedono a loro volta un aumento nei costi del debito, nonostante una maggior deviazione standard.
Per quel che riguarda gli effetti sulla dimensione di impresa, gli autori hanno poi stimato un modello che tenga in considerazione l’eterogeneità della dimensione d’azienda. Si tratta, ancora una volta, di un tema estremamente importante per un Paese come il nostro, caratterizzato da un'elevata presenza di micro-piccole imprese e da poche grandi imprese.
I risultati del modello confermano che le imprese più piccole sono più esposte al rischio di contagio sul costo del debito rispetto alle imprese più grandi. In particolare, le aziende più grandi, secondo i risultati del modello, non sembrano essere influenzate nemmeno dal rischio di inondazione della zona in cui sono localizzate. Il motivo, sottolineano gli autori dello studio, potrebbe essere che le grandi imprese hanno un maggior potere contrattuale con gli intermediari finanziari. Questa asimmetria è dovuta in parte alla diversificazione delle fonti di finanziamento, come detto in precedenza, ma anche a un minor opacità delle informazioni sulla loro stabilità finanziaria.
A giocare un ruolo importante c’è anche il mercato del credito. Come sottolineato nella sezione supplementare, gli effetti di contagio spaziale sono più concentrati in aree in cui le istituzioni finanziarie detengono un maggior potere di monopolio, potendo quindi agire senza conseguenze sull’erogazione dei prestiti.
L’articolo, quindi, mette in luce come il cambiamento climatico stia influenzando in modo significativo il costo del finanziamento per le imprese italiane, non solo direttamente ma anche attraverso effetti di contagio derivanti dai rischi climatici dei loro vicini.
Questo suggerisce che l’interconnessione tra rischi fisici locali e mercati finanziari è più profonda di quanto precedentemente ritenuto, e che la gestione del rischio climatico diventerà una componente sempre più centrale nella valutazione del rischio di credito.
Le politiche pubbliche, suggeriscono in conclusione gli autori, dovranno evolversi per affrontare questi nuovi rischi, aumentando la competitività del sistema creditizio ma allo stesso tempo implementando strategie di lungo periodo che accompagnino le aziende nell’adattarsi ai rischi e minimizzare la loro esposizione finanziaria.
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2023
2023
Il kick-off meeting dello Spoke 1 all'Università Bocconi
Si è tenuto il 12-13 settembre 2023 presso l'Università Bocconi la due giorni di kick-off meeting dello Spoke 1 del partnerariato Grins.
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