Pubblicato il: 5-8-2025
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L’attivazione diffusa delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) in Italia ha avuto un'accelerazione negli ultimi anni affrontando complessità che si contraddistinguono per un'elevata connotazione interdisciplinare.
Al fine di creare una CER è necessario infatti approcciarsi a questioni non solo legate alla mera gestione dell’energia, ma anche a contesti giuridici, gestionali, finanziari, economici e sociali. Tale mix deve inoltre assicurare il maggior consumo di energia generata da fonti rinnovabili assicurando un’adeguata sostenibilità economica e sociale.
La messa a terra di tali progetti comporta pertanto oneri immediati che i promotori della comunità si trovano a dover sostenere ancora prima di poter godere dei benefici. Tale peculiarità non è nuova se si osserva all’iniziativa secondo la prospettiva di valutazione economica dei progetti. Ciò che rende invece critica questa prima fase è però la presenza di una moltitudine di possibili partecipanti al progetto e l’eterogeneità degli stessi. Risulterebbe abbastanza ovvio presumere che sia piuttosto difficile per i singoli cittadini sostenere costi legali relativi alla creazione formale della CER e spese per analisi di fattibilità volte ad analizzare i consumi energetici dei potenziali membri al fine di identificare un bilancio costi benefici.
Tale complessità ha reso pertanto fondamentale il sostegno finanziario messo a disposizione dalle Regioni italiane a copertura di spese preliminari quali appunto studi di fattibilità e le spese legali. Ovviamente, l’assegnazione di questi fondi avviene secondo procedure di valutazioni quali i bandi regionali di finanziamento, secondo requisiti e criteri specifici.
Tali azioni intraprese dalle Regioni italiane a supporto della nascita delle CER sono il cuore dell’analisi presentata in questo studio dal titolo “Verso un’attivazione diffusa delle comunità energetiche rinnovabili in Italia” (link all’articolo) pubblicato a Luglio 2025 dalla rivista scientifica della Società Italiana di Estimo e Valutazione “Valori e Valutazioni” (2025, Vol. 37, pp 5- 36).
Attraverso un'analisi comparativa di leggi e normative regionali in materia di CER e dei bandi regionali per il loro finanziamento, le Regioni italiane vengono suddivise secondo l'applicazione di leggi regionali e fondi strutturali, per poi focalizzarsi sulla correlazione tra fondi stanziati, popolazione, reddito delle famiglie, spesa energetica e potenza installata. Il focus poi si sposta nel dettaglio dei requisiti, dei criteri e delle premialità individuate nei diversi bandi al fine di valutare i diversi sistemi di attribuzione dei punteggi e comprendere la ratio di assegnazione dei fondi pubblici tra i diversi tipi di CER.
L’analisi rivela in primis l'eterogeneità e la frammentazione dell’azione pubblica regionale nell’ambito considerato. Questa peculiarità riflette ovviamente il “respiro regionale” dell’Italia ed al contempo rappresenta un tentativo di delineare un profilo di priorità di ciascuna Regione basato sui criteri di valutazione e premialità per i progetti che hanno richiesto il contributo.
Considerando poi i casi in cui le Regioni finanziano direttamente i Comuni, la comparazione mostra la rilevanza delle superfici pubbliche. Una strategia ottimale, di fatto, se si vuole favorire la creazione delle comunità in tempi celeri, considerando il carico burocratico e di competenze necessario per una gestione più veloce delle procedure di messa a terra degli impianti.
Per quasi tutte le Regioni, invece, dare priorità al contrasto alla povertà energetica implica in primis il riferimento alla metrica dell’Indice di Situazione Finanziaria Equivalente delle famiglie, che però non considera l’incidenza della spesa energetica sul reddito, come invece proposto dall’indicatore di povertà energetica per l’Italia dell’Osservatorio della Povertà Energetica – OIPE.
Tra i casi regionali analizzati nello specifico, ovvero quelli di Emilia-Romagna, Lombardia, Lazio e Veneto, che hanno reso pubblico nel dettaglio il processo di valutazione, emerge che:
Nel suo complesso, l’analisi rappresenta un tentativo per proporre una sistematica procedura di valutazione a livello nazionale delle politiche regionali a supporto delle CER.
Successivamente all’arco temporale considerato le Regioni hanno intrapreso nuovi e/o ulteriori percorsi di supporto ai progetti di CER, procedure di valutazioni ancora in essere sicuramente si saranno finalizzate e pertanto l’analisi potrebbe essere ulteriormente estesa per un aggiornamento temporale. Ultima, ma non meno importante, dovuta considerazione è legata alla recente estensione di accesso ai fondi PNRR ai comuni fino a 50.000 abitanti, mentre nell’arco temporale di riferimento dello studio la soglia era fissata a massimi 5000.
Come in tutti i processi di innovazione che richiedono un rilevante arco temporale per concretizzarsi, ci saranno sicuramente ulteriori evoluzioni che sarà interessante approfondire e studiare.
Focus ESG - Episodio 57
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