Pubblicato il: 18-6-2025
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Silvia Rita Sedita e Amir Maghssudipour (DSEA – UNIPD)
Una vasta ricerca condotta da Ipsos per l'Università di Padova su 15.000 famiglie italiane offre uno spaccato inedito delle percezioni, dei comportamenti e delle barriere che caratterizzano l'approccio degli italiani verso la sostenibilità energetica e le nuove forme di produzione collettiva di energia.
Lo studio, realizzato tra febbraio e aprile 2025 attraverso 9.000 interviste online (CAWI) e 6.000 interviste telefoniche (CATI), fornisce indicazioni preziose per comprendere come accelerare la transizione energetica partendo dalla domanda dei cittadini e dalle loro reali esigenze informative.
Il campione, rappresentativo della popolazione italiana, include:
I dati rivelano un paradosso interessante: gli italiani dimostrano una forte sensibilità ambientale - il 71% è motivato dal risparmio sulle bollette, il 59% dalla riduzione dell'inquinamento e il 54% dai cambiamenti climatici - eppure solo il 3% fa parte di una Comunità Energetica Rinnovabile. La causa principale? La mancanza di informazione: il 35% delle famiglie non ha mai sentito parlare di CER, mentre un ulteriore 34% non ne conosceva l'esistenza fino al momento dell'intervista.
Questa lacuna informativa è particolarmente significativa se confrontata con i comportamenti virtuosi già adottati:
La consapevolezza energetica delle famiglie italiane presenta luci e ombre:
Questi dati evidenziano sia la scarsa penetrazione degli incentivi sia possibili difficoltà nell'accesso alle informazioni sui sostegni disponibili.
La partecipazione effettiva alle Comunità Energetiche rimane marginale. Le barriere principali identificate dalla ricerca sono principalmente di natura informativa e procedurale:
Interessante notare che l'atteggiamento verso le CER è generalmente positivo: su una scala da 1 a 5, partecipare a una comunità energetica viene percepito come "positivo" (3,70), "una buona idea" (3,69) e "vantaggioso" (3,58). Anche il supporto sociale è elevato, con famiglia e amici che approverebbero la partecipazione con punteggi superiori a 3,4.
Il dato più incoraggiante riguarda la propensione teorica alla partecipazione: il 69% delle famiglie che attualmente non fanno parte di una CER si dichiara disposto a partecipare (3,46 su una scala da 1 a 5), con il 68% che ritiene probabile una propria futura adesione. Tuttavia, quando si tratta di investimenti concreti, la disponibilità scende a 3,18, evidenziando come l'aspetto economico rimanga un elemento critico nelle decisioni delle famiglie.
L'analisi dei canali attraverso cui le famiglie si informano su efficienza energetica e tecnologie rinnovabili rivela alcune criticità nell'attuale sistema comunicativo. Internet si conferma la fonte principale (57%), seguito dalla televisione (46%) e dai social media (29%). Tuttavia, solo il 18% delle famiglie ha partecipato a seminari o corsi di formazione specifici sul tema dell'energia, mentre appena il 17% ha esperienze lavorative nel settore energetico (6% attualmente occupato, 11% con esperienze passate).
Questo gap formativo si riflette nella percezione di competenza: solo il 2,96% delle famiglie ritiene di possedere conoscenze sufficienti per partecipare a una CER (su una scala da 1 a 5), mentre il 3,10% considera "facile" la partecipazione. La necessità di conoscere le normative viene identificata come ostacolo dal 9% delle famiglie, evidenziando come la complessità normativa costituisca un deterrente significativo.
Particolarmente interessante è il dato sui promotori delle CER: tra le famiglie già coinvolte, il 25% identifica le amministrazioni locali come soggetti promotori, seguito dalle imprese fornitrici di energia (24%) e dagli enti pubblici locali (23%). La comunità locale e i cittadini sono indicati dal 21%, suggerendo che il successo delle CER dipende da un mix equilibrato di iniziativa pubblica e mobilitazione dal basso.
L'analisi del campione rivela alcuni pattern interessanti nei comportamenti verso la sostenibilità. Le famiglie intervistate mostrano un'età media di 49 anni, con il 75% proprietario della propria abitazione e il 55% che non conosce o non ricorda la classe energetica della propria casa. Il reddito si distribuisce principalmente nelle fasce medie: il 28% guadagna tra 15.000 e 30.000 euro annui, il 17% tra 30.000 e 48.000 euro.
Sul fronte dell'approccio alla sostenibilità ambientale, emergono comportamenti virtuosi consolidati: il 94% delle famiglie dichiara di cercare modi per riciclare e riutilizzare i prodotti (4,04 su scala 1-5), mentre il 90% incoraggia amici e familiari a fare altrettanto (3,94). Interessante il dato sull'advocacy ambientale: il 78% si dichiara propenso a far notare comportamenti non ecologici ad altri (3,78), evidenziando una crescente consapevolezza civica sui temi ambientali.
L'interesse verso le energie rinnovabili a livello regionale è elevato: il 91% si dichiara interessato ad aumentare la produzione di energia solare (3,91 su una scala da 1 a 5), il 75% quella eolica (3,75) e il 65% quella geotermica (3,65).
Questo interesse si traduce anche in comportamenti di consumo: il 76% delle famiglie è più propenso a utilizzare elettrodomestici quando l'energia deriva da fonti rinnovabili, percentuale che sale al 68% per dispositivi elettronici e mezzi di trasporto elettrici.
La ricerca evidenzia che le motivazioni economiche rimangono centrali: il 39% delle famiglie già coinvolte in CER indica come principale beneficio il risparmio sulla bolletta energetica, seguito a pari merito dalla riduzione dell'inquinamento (39%). Tuttavia, emergono anche motivazioni più ampie legate alla transizione sostenibile (34%) e al contrasto della povertà energetica (31%). Altri benefici percepiti includono la gestione efficiente delle risorse energetiche (31%), la garanzia di indipendenza energetica territoriale (30%) e il rafforzamento dei legami comunitari (26%).
Un dato particolarmente significativo riguarda la disponibilità a sostenere costi aggiuntivi per l'ambiente:
Quando si analizzano i fattori di scelta del fornitore energetico, emerge chiaramente che le tariffe rimangono il criterio principale (4,48 su una scala da 1 a 5), seguite dalla flessibilità contrattuale (3,97) e dall'assistenza clienti (3,86). Tuttavia, elementi legati alla sostenibilità come la garanzia di energia da fonte rinnovabile (3,85) e le fonti energetiche utilizzate (3,87) si posizionano in modo competitivo, dimostrando una crescente attenzione verso gli aspetti ambientali nelle scelte di consumo.
La diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) in Italia si scontra con un paradosso: la crescente sensibilità ambientale delle famiglie non si traduce in partecipazione attiva, a causa di ostacoli informativi, burocratici e organizzativi.
Tre sono le leve principali da attivare: informazione, semplificazione e incentivazione. È urgente colmare il gap conoscitivo che riguarda oltre un terzo delle famiglie, utilizzando canali di comunicazione accessibili e iniziative territoriali come workshop e sportelli informativi. Allo stesso tempo, è fondamentale semplificare le procedure di adesione: il 14% degli intervistati lamenta la complessità normativa e solo il 3% si sente in grado di affrontarla autonomamente.
Anche se gli incentivi economici restano centrali, va valorizzata la disponibilità dei cittadini ad accettare costi maggiori per motivazioni ambientali: un’opportunità per politiche che integrino benefici economici, sociali e ambientali.
Il ruolo delle amministrazioni locali è cruciale, essendo già percepite come attori chiave nella promozione delle CER. Il potenziale di partecipazione è ampio – il 69% delle famiglie si dichiara disponibile – ma resta inespresso. La sfida non è solo informare, ma trasformare consapevolezza in azione, attraverso un supporto concreto che renda l’energia partecipata una reale opportunità di cittadinanza attiva.
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