Pubblicato il: 29-5-2025
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A questa domanda risponde l’ultima Nota mensile dell’Italian Survey on Consumer Expectations (ISCE), pubblicata a maggio 2025 e curata da ANIA e dall’Università Federico II di Napoli nell’ambito del progetto GRINS. L’indagine restituisce un quadro ricco e articolato sulle conoscenze, l’uso e le implicazioni dell’IA nella società italiana, analizzando un campione rappresentativo della popolazione tra i 18 e i 75 anni.
Conoscenza e utilizzo: la mappa delle disuguaglianze
Secondo i dati raccolti, il 76% degli italiani conosce almeno superficialmente gli strumenti di intelligenza artificiale, mentre il 37% dichiara di averli utilizzati almeno una volta nell’ultimo anno. Ma dietro questi numeri si nascondono differenze profonde legate a età, genere, reddito e istruzione.
Gli uomini, i giovani e le persone con livelli più alti di istruzione e reddito mostrano infatti una maggiore familiarità con queste tecnologie. Le donne e le fasce meno istruite o economicamente fragili risultano invece più indietro, confermando un divario digitale che rischia di amplificare ulteriormente le disuguaglianze già presenti nel mercato del lavoro.
Un impatto economico già misurabile
Oltre agli aspetti sociologici, l’indagine affronta anche l’impatto economico diretto dell’IA. Un’analisi condotta da Gambacorta, Jappelli e Oliviero su un sottocampione di 2.700 lavoratori stima che l’utilizzo dell’IA in ambito professionale sia associato a un aumento dei guadagni tra l’1,8% e il 2,2%. Un valore comparabile ai benefici di sei mesi di istruzione in più o al 10% del rendimento generato dall’uso del computer negli anni Novanta. Ciò significa che l'IA può in effetti generare produttività aggiuntiva reale, specialmente nei settori della programmazione, della scrittura professionale, della consulenza e dell’analisi dei dati.
La presenza simultanea di vantaggi economici e di disuguaglianze nell’adozione dell’IA – si legge nel rapporto – sottolinea la necessità di colmare il divario digitale per garantire che tutti possano beneficiare dei progressi tecnologici.
Il nodo cruciale: equità nell’accesso
La Nota mensile ISCE lancia un messaggio chiaro: la diffusione dell’IA genera valore, ma rischia di lasciarsi alle spalle ampie fasce della popolazione. Per evitare che il progresso tecnologico si traduca in nuove disuguaglianze, è urgente investire in programmi di alfabetizzazione digitale, upskilling e reskilling, in particolare per i gruppi più vulnerabili.
Se l’intelligenza artificiale è una tecnologia “general purpose” come lo furono i personal computer e Internet, la velocità con cui si sta diffondendo impone una risposta altrettanto rapida e inclusiva da parte delle istituzioni, delle imprese e del sistema educativo.
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