Pubblicato il: 5-1-2025
Condividi
Condividi
Correlato a
Questo fenomeno è stato analizzato nello studio di Marco Di Cataldo e Giulia Romani dell'Università Ca’ Foscari, intitolato Rational cuts? The local impact of closing undersized school. La ricerca si focalizza sull’impatto delle chiusure nei comuni che disponevano di una sola scuola primaria, evidenziando come in tali contesti, già caratterizzati da fragilità strutturali, la perdita di un servizio fondamentale come quello scolastico abbia generato dinamiche di ulteriore spopolamento e diminuzione del reddito.
Di Cataldo e Romani hanno esaminato l'impatto della chiusura delle scuole primarie sottodimensionate sulle dinamiche della popolazione e del reddito nei comuni italiani, sfruttando le decisioni in materia dovute alla Riforma Gelmini del 2008. In particolare, l’analisi si è concentrata su quei comuni che, all'inizio del periodo di studio (anno scolastico 2007/08), presentavano una sola scuola primaria. L’obiettivo dello studio è stato valutare se questi tagli,che avevano l’obiettivo di razionalizzare la rete del servizio scolastico, abbiano esacerbato lo spopolamento e l’impoverimento di queste aree.
È necessario infatti sottolineare che sono varie le valutazioni che incidono sulle scelte residenziali dei cittadini. Tra questi, la presenza di servizi pubblici di qualità, tra cui appunto le scuole, gioca un ruolo fondamentale. La mancanza di scuole elementari, quindi, spinge le famiglie con figli o in età fertile ad abbandonare questi comuni, dirigendosi verso aree che offrono tale servizio. Questo processo, a sua volta, accelera il declino demografico di paesi già vulnerabili, in particolare quelli più distanti da servizi scolastici alternativi o da centri economici di rilievo.
La riforma Gelmini, che si prefiggeva di ridurre la tradizionale dispersione geografica della rete scolastica nel nostro Paese, può essere utilizzata proprio per studiare tali aspetti, poiché ha introdotto una serie di misure volte a razionalizzare il sistema scolastico, tra cui la riduzione del personale docente e la chiusura di scuole sottodimensionate. Alcune regioni hanno introdotto criteri numerici specifici per la chiusura delle scuole, basati principalmente su soglie minime di studenti.
La riforma ha portato alla chiusura di 1200 scuole primarie in Italia tra il 2008 e il 2019, concentrandosi in particolare sugli anni scolastici 2010/11 e 2011/12, in linea con l'obiettivo di ottenere 8 miliardi di euro di risparmi pubblici entro il 2012.
Gli autori dello studio hanno quindi analizzato l'impatto della chiusura delle scuole primarie su variabili di tipo demografico ed economico nei comuni che presentavano una sola scuola primaria all’inizio del periodo preso in considerazione- l’anno scolastico 2007/2008.
Nel farlo, l’ostacolo maggiore riguarda la cosiddetta causalità inversa. Le scuole vengono chiuse proprio nei comuni dove la domanda di servizi scolastici è in calo a causa di fattori precedenti all’intervento di policy, come la diminuzione della popolazione o la migrazione verso aree più centrali. Per isolare l’effetto della chiusura delle scuole i ricercatori di Spoke 2 hanno utilizzato i più moderni strumenti dell’analisi econometrica, ottenendo così delle stime più affidabili per la valutazione della policy.
Quello che emerge dall’analisi dei ricercatori è un impatto negativo della chiusura delle scuole sulle scelte residenziali. I comuni interessati dalla chiusura dell’unica scuola primaria hanno registrato una significativa riduzione della popolazione, soprattutto tra i bambini in età scolare obbligatoria (5-14 anni) e tra i giovani adulti (35-49 anni), ovvero i potenziali genitori. In particolare il calo della popolazione in età scolare è stimato tra l'8 e il 16 per cento, mentre il calo della popolazione nella fascia giovani adulti è stimato tra l’11 e il 18 per cento. Al contrario, non è stato osservato un impatto significativo sulla popolazione anziana. Questo confermerebbe, secondo gli autori, che le dinamiche demografiche sono dovute proprio ai tagli sui servizi scolastici.
Diversi i risultati invece per il reddito. L’analisi dei ricercatori evidenzia come la chiusura delle scuole comporti un calo del reddito su base comunale tra l’8 e il 12 per cento. Non si evidenzia invece un effetto significativo sul reddito pro-capite, suggerendo che l’effetto è essenzialmente dovuto allo spopolamento e non ad una ricomposizione della popolazione in base al reddito.
Oltre agli effetti aggregati, è importante tenere conto dell'eterogeneità dei comuni interessati. Tra gli aspetti più rilevanti, infatti, c’è il ruolo delle disparità territoriali. Nelle aree periferiche, la chiusura di una scuola primaria è associata a migrazioni verso centri urbani più grandi, aggravando il fenomeno della "centralizzazione". Al contrario, nelle aree urbane o economicamente più integrate, l’impatto delle chiusure è stato trascurabile. Questa riduzione concentrata in zone già depresse può a sua volta produrre ulteriori effetti negativi su questi comuni, a livello di domanda per i servizi locali, potenzialità imprenditoriali e opportunità lavorative.
L'articolo analizza anche gli effetti delle chiusure scolastiche a livello di mercati del lavoro locale, suddividendoli in base alla presenza o meno di un capoluogo provinciale. Questo permette di studiare gli effetti della chiusura delle scuole su una scala spaziale più ampia rispetto al singolo comune. Il risultato dell’analisi svolta dai ricercatori suggerisce, anche in questo caso, una differenza tra i mercati del lavoro più centrali e quelli più periferici. Nel caso di Mercati del lavoro più periferici, si trova una relazione negativa tra la chiusura delle scuole e le dinamiche lavorative e demografiche. Ciò suggerisce un peggioramento dell’area considerata. Questa relazione non è più significativa - o si riduce drasticamente - quando si studia invece l’effetto nei mercati del lavoro con una città capoluogo di provincia. Questo mostra ancora una volta il ruolo fondamentale delle disparità territoriali.
Lo studio evidenzia come le politiche di razionalizzazione, pur mirando ad aumentare l'efficienza della spesa pubblica a livello nazionale, possano avere effetti negativi a livello locale, amplificando le disparità territoriali. La chiusura delle scuole nelle aree periferiche può comportare la perdita di risorse umane preziose e deprimere ulteriormente la domanda locale, con conseguenze negative per l'economia locale e la qualità della vita dei residenti.
I risultati dello studio invitano, quindi, a riflettere sulle implicazioni politiche delle politiche di razionalizzazione, sottolineando la necessità di valutare attentamente i costi e i benefici complessivi di tali politiche. È fondamentale tener conto degli impatti locali e garantire che le misure di razionalizzazione non danneggino ulteriormente le aree periferiche, già svantaggiate dalla mancanza di servizi e opportunità. D’altronde il tema delle aree interne- cioè le zone più distanti dai centri urbani- è tornato di interesse vista l’elevata eterogeneità del nostro paese.
I dati pubblici sono un’arma a doppio taglio? Le performance degli enti locali e il caso OpenCivitas
Opendata e performance degli enti locali. Un focus sulla ricerca di Ben Lockwood, Francesco Porcelli, Antonio Schiavone, Michela Redoano. Il lavoro coinvolge anche ricerc...
Lo studio di Milena Vainieri, Alessia Caputo e Alessandro Vinci per la World Health Organization esplora la definizione e le misure usate dai paesi dell'Unione Europea pe...
2024
Un aggiornamento sugli avanzamenti complessivi dello Spoke 2 a partire dalle sessioni dell’ultimo meeting di settembre 2024 a Istat.
2024
Webinar di presentazione del bando a cascata Spoke 0 e Spoke 2, martedì 19 marzo
Martedì 19 marzo si terrà online l'evento di presentazione del bando a cascata indetto dall'Università di Bologna per progetti di ricerca e innovazione sui temi degli Spo...
Sono aperte fino al 15 aprile le candidature per il bando a cascata promosso dall’Università di Bologna. Sette i macro temi finanziabili per vari progetti di ricerca e in...
Per parlare di Stato, bisogna valutare il suo impatto. L'intervista al prof. Guglielmo Barone
Il PNRR mira al rafforzamento e alla riforma del settore pubblico. Lo Spoke 2 del progetto Grins fornirà evidenze e analisi per sostenere questo processo.
2023
2023
I partecipanti allo Spoke 2 si riuniscono a UniBo per il kick-off meeting
Il 27 e 28 novembre si terrà il primo incontro in presenza dei partecipanti allo Spoke 2 di Grins, il partenariato esteso finanziato dal PNRR per la sostenibilità economi...
Fondazione GRINS
Growing Resilient,
Inclusive and Sustainable
Galleria Ugo Bassi 1, 40121, Bologna, IT
C.F/P.IVA 91451720378
Finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Missione 4 (Infrastruttura e ricerca), Componente 2 (Dalla Ricerca all’Impresa), Investimento 1.3 (Partnership Estese), Tematica 9 (Sostenibilità economica e finanziaria di sistemi e territori).