Pubblicato il: 17-12-2023
Condividi
Condividi
Correlato a
Se è vero che per affrontare sfide economiche nuove servono misure ambiziose, è però anche necessario analizzare queste risposte di policy, valutarne gli impatti, aumentare le informazioni a disposizione di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni, oltre che interrogarsi sulle iniziative più opportune da intraprendere. In tale contesto la ricerca economica svolge un ruolo fondamentale ed è necessario un approccio moderno e innovativo.
Ne abbiamo parlato con Matteo Cervellati, professore ordinario di economia all’Università di Bologna (dove dirige il dipartimento di Scienze economiche) e presidente della Fondazione Grins.
Grins è un'opportunità senza precedenti per sviluppare il dialogo e ripensare la ricerca in un'ottica più industriale. Si badi bene, con "industriale" non intendo "for profit". Piuttosto, mi riferisco alla possibilità di portare la ricerca economico-sociale più vicino ai cittadini, all'impresa e alla pubblica amministrazione. Al tempo stesso, è un'opportunità per il sistema dei centri di ricerca e delle imprese di avere accesso a una capacità di analisi del dato che non hanno nemmeno le grandi aziende.
Il progetto Grins, finanziato dal PNRR, riunisce un gran numero di università e di altri enti (imprese, centri studio e associazioni di categoria). La costruzione di una filiera di questo tipo è un salto di qualità per la ricerca italiana?
C'è un elemento comune a tutte le iniziative della missione 4 del PNRR: l'organizzazione della ricerca mette insieme ricercatori provenienti da aree disciplinari e visioni molto diverse e coinvolge anche attori privati.
La peculiarità di Grins è che è l'unica iniziativa di ricerca in ambito economico-finanziario della missione 4. Abbiamo coinvolto soggetti privati con uno specifico potenziale di ricerca applicata. Quindi centri studi, ma anche grandi imprese con ampia disponibilità di dati. Sono soggetti che normalmente non si parlano. Nel caso di altre aree di ricerca, questa non è un'enorme novità. Per esempio, gli ingegneri quando sviluppano le batterie parlano anche con le aziende del settore.
Nel caso degli economisti, invece, non succede. Economisti, statistici e data analyst di solito non hanno la possibilità di confrontarsi con Prometeia, con Poste Italiane, o con Unipol (per citare solo alcuni dei soggetti privati che fanno parte di Grins), anche se in realtà lavorano sulle stesse questioni.
Credo dunque che Grins sia un salto di qualità. Certamente è un'opportunità senza precedenti per sviluppare il dialogo e ripensare la ricerca in un'ottica più industriale. Si badi bene, con "industriale" non intendo "for profit". Piuttosto, mi riferisco alla possibilità di portare la ricerca economico-sociale più vicino ai cittadini, all'impresa e alla pubblica amministrazione. Al tempo stesso, è un'opportunità per il sistema dei centri di ricerca e delle imprese di avere accesso a una capacità di analisi del dato che non hanno nemmeno le grandi aziende.
Sicuramente questo processo sarà uno stress test, sia per il sistema accademico, sia per la capacità delle imprese di mettere a terra le loro politiche, provando a sfruttarne l'interazione con il mondo della ricerca.
Sicuramente questo processo sarà uno stress test, sia per il sistema accademico, sia per la capacità delle imprese di mettere a terra le loro politiche, provando a sfruttarne l'interazione con il mondo della ricerca.
Ritiene che oggi ci sia una maggiore attenzione all’interdisciplinarità? Quali effetti positivi può dispiegare sui risultati della ricerca?
La tendenza a una maggiore interdisciplinarità è già partita già da qualche anno, non solo per la ricerca, ma anche per la reportistica di policy e lo studio delle analisi di impatto. Questa tendenza è guidata dall’alto dalla struttura di ricerca dell'Unione Europea. Ma al netto di questa indicazione generale e del mandato strategico-politico, l'interdisciplinarità è resa necessaria dagli stravolgimenti e dalle sfide che ci troviamo ad affrontare.
Quali sono i fattori più importanti da tenere in considerazione a tal proposito?
Fenomeni come la transizione verde, la riconversione della struttura produttiva per ridurre le emissioni, l'aumento della resilienza del sistema implicano un cambiamento di attitudine da parte di tutti gli attori. Ci sono elementi tecnologici, giuridici, di policy e di organizzazione che spingono le famiglie, le imprese e le pubbliche amministrazioni a cambiare il loro comportamento. La complessità di fenomeni come la transizione verde fa sì che il problema sia intrinsecamente interdisciplinare, non solo in un'ottica accademica, ma anche applicata.
La buona riuscita delle trasformazioni richiede che tutti gli attori e gli elementi dialoghino e si muovano nella stessa direzione. Lo stesso vale per le risposte alla pandemia, alle immigrazioni, all'invecchiamento della popolazione. Tutti temi che non possono più essere confinati all'interno di una certa disciplina o metodologia.
Naturalmente, è necessario affrontare i problemi in un'ottica interdisciplinare anche in ambito di ricerca. Per esempio, se si vuole sviluppare un'analisi di impatto di una nuova politica pubblica che ha l'obiettivo di facilitare, per dire, la mobilità intelligente (smart mobility), bisogna tenere in considerazione la capacità della pubblica amministrazione, la comprensione del fenomeno da parte delle famiglie, gli elementi giuridici e le tecnologie a disposizione. Perciò, il vecchio approccio strettamente settoriale di valutazione delle politiche è destinato al fallimento.
Abbiamo parlato di estensione in termini di filiera e in termini di discipline. Per gestire questa doppia estensione, come è organizzato il progetto Grins? Quali sono gli aspetti più innovativi più interessanti della sua struttura? Quale ruolo svolge la Fondazione Grins?
Il ruolo della Fondazione all'interno del progetto è multiplo. Innanzitutto, la Fondazione è l'hub del progetto: ha la responsabilità di raccogliere le risorse PNRR che arrivano dal governo, distribuirle agli spoke (i vari nuclei di ricerca) e coordinare la realizzazione del progetto, ma soprattutto controllare che il lavoro sia messo in pratica e fare la rendicontazione. Questa funzione è comune a tutti gli hub della missione 4.
Ma Grins ha un suo elemento di novità. La Fondazione, a differenza di molti altri partenariati e iniziative, ha come obiettivo ultimo la creazione di una piattaforma (Amelia) che dovrà funzionare dopo la fine del progetto. Quindi la Fondazione non deve fare solo un esercizio di coordinamento e rendicontazione, ma deve anche far sì che il lavoro degli spoke confluisca all'interno di un nuovo apparato tecnologico-giuridico funzionante. La Fondazione deve trasformarsi in una fondazione di ricerca che, alla fine del progetto, continui a gestire la piattaforma: raccogliendo risorse per svilupparla ulteriormente, costruendo la capacità di fare contratti per comprare dati, tenendo rapporti istituzionali con i grandi data provider nazionali (Istat, INPS, Banca d'Italia).
La Fondazione, a differenza di molti altri partenariati e iniziative, ha come obiettivo ultimo la creazione di una piattaforma (Amelia) che dovrà funzionare dopo la fine del progetto. Quindi la Fondazione non deve fare solo un esercizio di coordinamento e rendicontazione, ma deve anche far sì che il lavoro degli spoke confluisca all'interno di un nuovo apparato tecnologico-giuridico funzionante.
Quindi la Fondazione Grins non è solo un ente di ricerca, ma anche un produttore di dati e servizi.
Sì. Per far funzionare una piattaforma che produce dati, servizi e indicazioni di policy in maniera efficace, la Fondazione deve creare un network permanente. Anche questa è una novità rispetto ad altre iniziative: il partenariato attivato con Grins deve continuare a operare anche successivamente, per mettere a disposizione del sistema un network di università, imprese, pubbliche amministrazioni che continuano a parlarsi e a contribuire alle policy, alla produzione di dati e al trasferimento delle conoscenze. Questa terza dimensione è per certi versi anche quella più sfidante dal punto di vista culturale. Vogliamo mettere le basi per un'interazione permanente e potenzialmente allargabile ad altri soggetti.
Vogliamo mettere le basi per un'interazione permanente e potenzialmente allargabile ad altri soggetti.
Come ha accennato, l’elemento cardine di Grins è la realizzazione della piattaforma Amelia. Di che si tratta?
Il mandato che abbiamo avuto nel partenariato 9 è costruire una piattaforma per gestire in maniera congiunta dati georeferenziati e provenienti da fonti eterogenee, con il fine di studiare la sostenibilità, la resilienza e lo sviluppo del sistema economico e dei suoi attori.
Abbiamo interpretato questo mandato in tre modi. Innanzitutto, come una piattaforma che non si limita a raccogliere dati e a renderli confrontabili e utilizzabili congiuntamente, ma produce anche servizi di analisi dati per i ricercatori, per le pubbliche amministrazioni e per le imprese. In secondo luogo, abbiamo interpretato la costruzione della piattaforma anche come un mezzo di distribuzione della conoscenza e trasferimento delle competenze. Ciò significa mettere a disposizione degli attori servizi che permettano di aggiornarsi e fare scelte. Vale per le pubbliche amministrazioni, ma potenzialmente anche per le famiglie. Infine, la piattaforma vuole essere un luogo di raccolta sistematica di conoscenza di policy. Non solo creando reportistica specifica, ma anche mettendo a disposizione di imprese e pubbliche amministrazioni una rete di esperti.
Come è strutturata Amelia?
La piattaforma si struttura su tre livelli. Innanzitutto, c'è un livello tecnologico: la piattaforma richiede la costruzione di un apparato di hardware e software. Deve appoggiarsi su server protetti e sicuri, rispettando una serie di vincoli giuridici sulla sicurezza dei dati. Dovremo costruire un software che permetta di raccogliere i dati nella prospettiva del data lake, ossia facendo una ingestione di dati da fonti eterogenee in modo semiautomatizzato e realizzando un pre-trattamento di questi dati eterogenei che permetta di risparmiare tempo e lavoro. Per esempio, dobbiamo far sì che i dati satellitari sulle emissioni e sul traffico dialoghino con i dati amministrativi dei comuni, con le indagini sulle famiglie e con i dati di impresa.
Come è affrontata dalla piattaforma Amelia la difficoltà di integrare e armonizzare fra loro i dati?
È qui che entra in gioco il secondo aspetto, quello tecnico. I dati che vogliamo raccogliere hanno formati diversi e quindi hanno bisogno di un pre-trattamento. Amelia mira a facilitare questo processo facendo risparmiare tempo e lavoro, rendendo più agevole accedere ai dati e validando quelli raccolti, ossia verificando che i campioni siano ragionevoli, che le informazioni siano di qualità, eccetera. Il lavoro tecnico comprende anche la predisposizione di pacchetti di analisi dati, che ci permettano di applicare le analisi in maniera ricorrente senza dover ripartire sempre da zero.
Il terzo e ultimo livello di Amelia è, come accennavo, la fornitura di servizi. I dati vengono messi a disposizione dell'utente finale, che in alcuni casi può essere il pubblico generale, in altri specifiche fasce di utenti (famiglie, imprese, pubbliche amministrazioni o ricercatori) con accessi ristretti su prodotti specifici. In teoria, la piattaforma potrebbe anche interagire per fornire servizi su richiesta alle pubbliche amministrazioni, diventando il motore di un ulteriore sviluppo, con sotto-piattaforme, sotto-servizi e creazione di nuovi gruppi di ricerca. La nostra piattaforma ha un ruolo fondamentale, perché i grandi data provider hanno a disposizione grandi masse di dati, che però non sono messe a sistema.
I dati vengono messi a disposizione dell'utente finale, che in alcuni casi può essere il pubblico generale, in altri specifiche fasce di utenti (famiglie, imprese, pubbliche amministrazioni o ricercatori) con accessi ristretti su prodotti specifici.
Quindi qual è l’obiettivo finale di Amelia?
È offrire un supporto tecnologico-giuridico sicuro che permetta alle varie istituzioni (da Istat e Inps alle grandi imprese private) di parlarsi più facilmente. In altre parole, Amelia crea una parte terza che faccia da interlocutore per tutti gli attori interessati a condividere e utilizzare congiuntamente dati per affrontare i loro problemi. Questo è l'elemento di visione di lungo periodo.
Perché è così importante poter monitorare e analizzare con accuratezza i dati economici e sociali? Qual è il valore aggiunto di una discussione pubblica orientata dai dati (data-driven)?
Le sfide che ci affrontiamo sono complesse e richiedono cambiamenti su dimensioni multiple. Allo stesso tempo, però, qualunque decisore (famiglie, pubbliche amministrazioni, imprese) ha a disposizione una quantità troppo limitata di informazioni. Oggi non esiste né in Italia né in altri Paesi una piattaforma per mettere assieme tutte le informazioni utili in maniera efficace e sistematica. C'è un secondo elemento importante: è necessario cambiare il modo di affrontare l'analisi delle politiche, che in tutti i paesi è ancora poco basata sull'utilizzo dei dati. Quando una politica locale viene progettata, spesso non viene fatta un'analisi ex ante del suo impatto, tranne che nel mondo anglosassone, in cui viene fatto in maniera più sistematica. In Italia ciò non succede per questioni storiche e culturali, ma anche normative. È un problema che dobbiamo affrontare, facendo sì che i dati permettano delle analisi di impatto fattibili.
Questo ci riporta al terzo elemento fondamentale. Una volta messi a disposizione dati e competenze multidisciplinari, a quel punto l'elemento ultimo è portare le famiglie, i policy maker e le pubbliche amministrazioni in particolare a ragionare alla soluzione dei problemi con un approccio orientato dai dati, ossia basando le proprie scelte su ciò che suggeriscono dati opportunamente validati.
Oggi non esiste né in Italia né in altri Paesi una piattaforma per mettere assieme tutte le informazioni utili in maniera efficace e sistematica. C'è un secondo elemento importante: è necessario cambiare il modo di affrontare l'analisi delle politiche, che in tutti i paesi è ancora poco basata sull'utilizzo dei dati.
Le tre macro-aree del progetto Grins sono resilienza degli attori economici, sostenibilità e strategie abilitanti. Sono termini divenuti molto noti nelle ultime crisi anche al grande pubblico. Qual è il portato degli sconvolgimenti economici che abbiamo vissuto in questi anni? Hanno modificato la nostra visione dell’economia e della ricerca?
L'ultimo decennio ci ha portato a vivere più o meno tutti gli sconvolgimenti macroeconomici che vengono spiegati agli studenti in un tipico corso universitario: crisi di domanda e stagnazione; crisi energetiche e di offerta, con un aumento dei costi di produzione legato a guerre legate e rincaro delle materie prime; pandemia; problemi di costruzione e tenuta dell'Unione Europea; crisi dei debiti sovrani; calo demografico; crisi migratorie; crisi ambientale.
Questi shock hanno colpito le nostre società in sequenza o in combinazione negli ultimi quindici anni. Uno stress test per il sistema, ma anche un impatto diretto sui meccanismi di funzionamento della società a livello "micro", dall'organizzazione del lavoro a quella dell'educazione.
Come vuole interpretare Grins questi cambiamenti?
Gli impatti diretti delle crisi hanno messo sotto pressione individualmente tutti gli attori del sistema economico. In particolare, i policy maker devono affrontare problemi di ampia portata senza essere adeguatamente equipaggiati. Gli sconvolgimenti sono stati talmente rapidi che non sappiamo abbastanza delle percezioni di famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni. Occorre dunque ripensare come si raccolgono i dati e come li si possono mettere assieme.
È proprio per questo che Grins vuole creare un luogo dove mettere i dati a disposizione del sistema nel modo più fruibile possibile. Ma per noi la costruzione della piattaforma e l'analisi dei dati non rappresentano la fine del progetto. La piattaforma che fra due anni lasceremo al Paese deve essere una base su cui costruire, un punto di partenza per un'ulteriore cooperazione.
Grins vuole creare un luogo dove mettere i dati a disposizione del sistema nel modo più fruibile possibile. Ma per noi la costruzione della piattaforma e l'analisi dei dati non rappresentano la fine del progetto. La piattaforma che fra due anni lasceremo al Paese deve essere una base su cui costruire, un punto di partenza per un'ulteriore cooperazione.
Lo scorso 18 settembre, Focus ESG ha ospitato il presidente della Fondazione Grins, Prof. Matteo Cervellati. Si è parlato del progetto PNRR Grins e della piattaforma dati...
Si è conclusa lo scorso venerdì 6 settembre la due giorni di meeting del partenariato Grins ospitato presso la sede dell'Istituto Nazionale di Statistica (Istat) a Roma.
2024
Webinar di presentazione del bando a cascata Spoke 0 e Spoke 2, martedì 19 marzo
Martedì 19 marzo si terrà online l'evento di presentazione del bando a cascata indetto dall'Università di Bologna per progetti di ricerca e innovazione sui temi degli Spo...
Sono aperte fino al 15 aprile le candidature per il bando a cascata promosso dall’Università di Bologna. Sette i macro temi finanziabili per vari progetti di ricerca e in...
2024
Workshop Grins: i dati ambientali nell’ecosistema digitale AMELIA
Venerdì 15 marzo, presso l’Università degli Studi di Bergamo, si terrà il workshop “Geostatistical harmonisation of large environmental and climate datasets for the AMELI...
2023
2023
Il kick-off meeting dello Spoke 0 nella due giorni all'Università di Bologna
Si terra il 6-7 luglio 2023 presso il Dipartimento di Scienze Economiche dell'Università di Bologna la due giorni di kick-off meeting del progetto Grins.
Fondazione GRINS
Growing Resilient,
Inclusive and Sustainable
Galleria Ugo Bassi 1, 40121, Bologna, IT
C.F/P.IVA 91451720378
Finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Missione 4 (Infrastruttura e ricerca), Componente 2 (Dalla Ricerca all’Impresa), Investimento 1.3 (Partnership Estese), Tematica 9 (Sostenibilità economica e finanziaria di sistemi e territori).