Pubblicato il: 10-10-2024
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La sua crescente importanza all’interno del dibattito politico ed economico riflette l'urgenza di abbandonare i modelli economici lineari, che sono sempre più inadeguati in un contesto di crisi climatica, a favore di sistemi produttivi che preservino e rigenerino, riducendo l'impatto sull'ecosistema globale. Il paradigma dell’EC quindi cerca di andare oltre il take-make-dispose, cercando di allungare il ciclo di vita dei prodotti arrivando, eventualmente, a eliminare il concetto stesso di rifiuto.
Questo cambio di paradigma richiede necessariamente un massiccio ricorso alla ricerca e all’innovazione tecnologica: ciò non solo per la produzione di nuove tecnologie che rendano possibile questa transizione, ma in generale per l’ecosistema in cui le aziende sono inserite e per i rapporti tra esse. Pensiamo ad esempio al rapporto che c’è tra aziende e università in questo contesto.
L'attività di ricerca dello Spoke 5 di Grins, e in particolare della linea di ricerca su “Ecosistemi d'innovazione circolare” riguarda proprio lo sviluppo di indicatori per fornire una misurazione accurata e multidimensionale dell'EC. Un tema questo, che nonostante la maggior attenzione che sta ricevendo l’Economia Circolare sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista economico, presenta varie lacune nella letteratura. Il recente report “Indicators & Models”prova quindi a offrire un quadro di riferimento utile per indirizzare le politiche future e valutare le pratiche di innovazione nel contesto dell’EC.
Gli indicatori proposti sono articolati su vari livelli e ambiti: comprendono sia aspetti legati all'innovazione tecnologica, sia al coinvolgimento degli stakeholder, oltre che al ruolo delle piccole e medie imprese (PMI) familiari - che sono cruciali nel nostro Paese - e alla capacità delle università di promuovere e diffondere conoscenze legate all'EC, come anticipato in precedenza.
Nella letteratura esistente, la mancanza di un sistema uniforme di classificazione per identificare le innovazioni brevettuali in questo settore rappresenta un limite considerevole. Il lavoro del Work Package 5.1 propone quindi di superare questo vulnus introducendo una nuova classificazione basata su modelli avanzati di elaborazione del linguaggio naturale (Natural Language Processing, NLP) e modelli di linguaggio di grandi dimensioni (Large Language Models, LLM).
Si tratta di un approccio avanzato per analizzare i brevetti, in quanto identifica non solo quelli strettamente legati alla gestione dei rifiuti, ma anche una gamma più ampia di tecnologie correlate.
Attraverso l'analisi semantica dei brevetti e l'impiego di tecnologie avanzate nella Text Analysis come l'algoritmo BERTopic, è possibile raggruppare e categorizzare i brevetti in classi specifiche, identificando tecnologie emergenti e collaborazioni tra imprese. Questo tipo di analisi è particolarmente rilevante per l'Italia, dove esistono notevoli eterogeneità regionali nella capacità di innovare. Gli indicatori proposti, come il Circular Innovation Score, possono fornire un supporto strategico per indirizzare le politiche industriali, identificando aree e settori chiave per investimenti e sinergie future.
Il coinvolgimento degli stakeholder è quindi cruciale, poiché la creazione e la diffusione della conoscenza e delle tecnologie legate all'EC avviene attraverso la collaborazione tra tra i vari soggetti.
In particolare, gli stakeholder vengono classificati in quattro categorie principali:
Stakeholder informativi: coloro che diffondono informazioni relative alle pratiche e alle politiche legate all'EC, contribuendo a sensibilizzare il pubblico e a promuovere la conoscenza;
Stakeholder relazionali: attori che instaurano partnership e reti collaborative, facilitando la condivisione di risorse e competenze;
Stakeholder di advocacy: organizzazioni o individui che promuovono attivamente la causa dell'EC, influenzando le politiche pubbliche e aziendali;
Stakeholder ecosistemici: attori che operano in modo olistico, integrando aspetti sociali, economici e ambientali nel loro approccio, favorendo una visione sistemica dell'EC.
Per ciascuna di queste categorie, vengono definiti specifici indicatori chiave di performance (KPI) che misurano aspetti quali la consapevolezza e l'impegno, la condivisione delle risorse, la creazione di valore congiunto e la capacità di influenzare le politiche aziendali in un'ottica di sostenibilità.
“L’utilizzo di metodologie di analisi basate su intelligenza artificiale permettono di combinare fonti di dati eterogenee tra di loro attraverso l’elaborazione di indicatori e tassonomie originali, utili per migliorare il processo decisionale a supporto della transizione circolare a diversi livelli” Francesco Quatraro, coordinatore dello Spoke 5, Grins.
Inoltre, gli autori hanno proposto KPI anche per lo studio dello Stakeholder Approach to Facilitate CE, in grado di catturare l'importanza della collaborazione coordinata tra imprese, governi e comunità per stimolare pratiche circolari e per i fenomeni di cognitive bias in CE, in grado di valutare e quantificare i pregiudizi cognitivi che potrebbero ostacolare la transizione verso un’economia di tipo circolare.
Il report si occupa anche del ruolo del coinvolgimento familiare nelle PMI innovative che investono nell'economia circolare, analizzando come la proprietà familiare, la governance e l'identificazione aziendale possano influenzare l'adozione di tecnologie sostenibili.
Il lavoro quindi introduce l'indicatore Family Involvement in Innovative SMEs, che valuta in che misura il coinvolgimento familiare agisce come fattore abilitante o ostacolo agli investimenti circolari. Questo aspetto è particolarmente rilevante nel contesto italiano: sappiamo infatti che le aziende italiane sono perlopiù piccole o medie, spesso a gestione familiare. Comprendere in che modo questa struttura possa o meno influenzare sulle pratiche di CE è quindi importante per informare il legislatore sulle policy che possono incentivare comportamenti virtuosi da parte di questo tessuto economico.
Un ulteriore contributo significativo di questo lavoro è lo sviluppo di indicatori per la misurazione della partecipazione delle università e dei centri di ricerca alla promozione dell'economia circolare. Le università, attraverso le loro missioni di insegnamento, ricerca e terza missione, svolgono un ruolo cruciale nella diffusione delle competenze necessarie per favorire l'innovazione circolare e fanno parte di quell’ecosistema che dovrebbe sostenere la transizione da un’economia lineare a una circolare.
Nel report “Indicators & Models” si propone quindi l'indicatore University Score of Participation in the Circular Economy, che quantifica il coinvolgimento delle università italiane in iniziative legate all'EC, considerando variabili come i corsi offerti, le pubblicazioni scientifiche e i centri di ricerca attivi. Inoltre, viene introdotto l'indicatore Science-Based Technologies in the Circular Economy Domain, che misura l'implementazione di tecnologie basate su ricerche scientifiche legate all'economia circolare, contribuendo a identificare le regioni dove la ricerca scientifica riesce poi a diffondersi al settore privato.
“Il contributo delle Università alla transizione circolare non è ancora adeguatamente valorizzato. Questo passa sia dalla ricerca scientifica, sia dalla formazione nei diversi corsi di studio, sia dalla diffusione della conoscenza attraverso le attività di terza missione. Lo Spoke 5 si propone l’obiettivo ambizioso di caratterizzare il ruolo delle università rispetto alle tre missioni all’interno degli ecosistemi di innovazione circolare”.
Un aggiornamento sul lavoro di ricerca dello Spoke 5 del progetto Grins.
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