Pubblicato il: 22-3-2025
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Il 18 marzo 2025, la seconda giornata del meeting di coordinamento della rete di ricerca ha visto l'alternarsi di numerose sessioni verticali su analisi e applicazione di dati territoriali, spaziali ed economici, indicatori di sostenibilità, surveys e efficientamento energetico.
Accanto ai consistenti aggiornamenti da parte della rete di ricerca si è sempre tenuto il punto sulle ricadute di tali ricerche per la piattaforma AMELIA: quali dataset e analisi confluiranno in piattaforma e come sarà possibile usare queste risorse direttamente da AMELIA.
Presieduta dalla prof.ssa Angela Stefania Bergantino (Università di Bari, Spoke 7), la prima sessione della giornata si è concentrata sulle metodologie di analisi e rappresentazione dei dati territoriali. Elsa Amaddeo (Università di Bari) ha presentato la Dashboard of Geolocalised and Real-Time Territorial Indicators, sviluppata all'interno dello Spoke 7 di Grins. Attraverso fonti ufficiali come ISTAT, EUROSTAT, MEF, ISPRA e Legambiente, il gruppo di ricerca ha costruito indicatori multidimensionali che analizzano la resilienza territoriale considerando fattori economici, sociali, umani e fisici. Il caso studio sulla regione Molise ha mostrato l'applicazione concreta di questi strumenti, sulla valutazione di reddito pro capite, affluenza elettorale, accesso ai servizi sanitari e sostenibilità ambientale.
La dashboard, nata dalla collaborazione dei gruppi di ricerca dell’Università di Bari e del Politecnico di Milano, è stata sviluppata come step finale di un percorso di raccolta ed elaborazione di dati finalizzato allo sviluppo della costruzione di indicatori sintetici a livello comunale" - commenta Angela Stefania Bergantino. Questo strumento consente l’analisi dei livelli di attrattività e resilienza dei comuni italiani, favorendo un confronto tra gli stessi nel tempo e nello spazio.
La sessione si è poi spostata sul tema attiguo della vulnerabilità locale, mostrando i lavori svolti su applicazioni a mappe interattive che rendono più profonda la comprensione delle criticità strutturali del territorio italiano, dalla fragilità delle infrastrutture scolastiche e di trasporto alla digital divide. Elisa Conticelli (Università di Bologna, Spoke 7) ha coordinato l'analisi sulla vulnerabilità climatica e territoriale.
“La costruzione e analisi delle mappe di vulnerabilità" - continua Bergantino - "ha consentito l’individuazione delle aree geografiche che presentano un maggior livello di fragilità, declinando il concetto di vulnerabilità territoriale su diverse aree tematiche. In generale, l’approccio multidisciplinare utilizzato ha consentito un’analisi approfondita delle principali vulnerabilità territoriali. Tra le altre, ad esempio, le mappe di vulnerabilità relative all’esposizione dei territori ai fenomeni naturali (sismi, esondazioni, ecc.) consentono di prevedere il fabbisogno di investimenti sulle specifiche aree in relazione ai rischi e, se rapportate alla presenza e tipologia di reti di trasporto, permettono l’identificazione delle tratte e dei nodi critici con un livello di granularità elevato”.
Infine, è stato presentato il Municipal Database, illustrato da Alessandro Buongiorno che raccoglie informazioni su 7.896 comuni italiani, coprendo variabili socio-economiche, ambientali e demografiche dal 2013 al 2024. Si tratta di uno strumento pienamente interoperabile con dashboard digitali e geoportali di vario tipo, che si configura come un'importante risorsa per amministrazioni locali e ricercatori.
Nella sessione dedicata ai dati spaziali si è discusso delle potenzialità dell'integrazione di dataset geolocalizzati per migliorare il monitoraggio territoriale. Emanuele Cavalleri (Università di Milano) ha presentato il progetto ADALINA, che utilizza metodologie avanzate di linking e analytics per combinare dataset di diversa natura e migliorare la gestione delle emergenze sanitarie. “Il sistema – commenta Calavieri – si basa su un approccio in tre fasi: individuazione dei dataset rilevanti attraverso il semantic discovery, integrazione dei dati spaziali con tecniche avanzate di data linking e, infine, generazione di indicatori sintetici per supportare la pianificazione e la risposta alle crisi”. Un caso studio ha dimostrato come ADALINA, applicato al Servizio Sanitario Nazionale, possa ottimizzare la distribuzione delle risorse mediche e prevedere la capacità di risposta a scenari di emergenza. Anche questo progetto sarà integrato all’interno della piattaforma AMELIA.
L'Università di Bergamo, con Alessandro Fassò, ha poi presentato un'analisi dei dataset ambientali, con mappe ad alta risoluzione che includono informazioni su inquinanti atmosferici, clima e rischi ambientali. Parallelamente, Maria Rosaria Ferrante (Università di Bologna, Spoke 3) ha introdotto nuovi strumenti per la mappatura della povertà e della disuguaglianza economica, sfruttando tecniche di small area estimation per ottenere stime dettagliate sulle condizioni socio-economiche della popolazione.
Un'altra sessione chiave della giornata ha riguardato la creazione di dati e survey, con un'attenzione particolare all'economia circolare e al mercato del lavoro. Alessandra Scandura (Università di Torino, Spoke 5) ha illustrato il Circular Innovation Monitor, una dashboard avanzata che raccoglie e analizza dati sull’economia circolare, mettendo in relazione domanda e offerta di lavoro, innovazione, sostenibilità aziendale e politiche pubbliche. “Attraverso un monitoraggio costante degli annunci di lavoro legati alla transizione sostenibile” – commenta Scandura – “il sistema identifica le competenze più richieste grazie all’integrazione di tecniche di data scraping e intelligenza artificiale. Parallelamente, traccia l’andamento dell’innovazione nel settore, analizzando la produzione di brevetti, pubblicazioni scientifiche e design industriale, oltre a raccogliere informazioni su startup e pratiche circolari adottate dalle imprese. Un’altra funzione chiave della dashboard riguarda il monitoraggio delle politiche pubbliche, con un’attenzione particolare alle strategie di specializzazione intelligente (S3) e agli incentivi governativi.
Intesa Sanpaolo, con Anna Maria Moressa, ha presentato uno studio sulla mobilità dei laureati italiani, analizzando le motivazioni dell’espatrio e le condizioni che potrebbero favorire il rientro. Basato su dati AlmaLaurea e su un’indagine tra giovani italiani impiegati all’estero, lo studio ha evidenziato che stipendi più alti, prospettive di crescita e contesti lavorativi più dinamici sono i principali fattori che spingono a cercare opportunità fuori dal Paese. Tuttavia, il rientro diventa più probabile quando si garantiscono stabilità occupazionale e percorsi di carriera competitivi.
Un'altra sessione chiave della giornata ha riguardato la creazione di dati e survey, con un'attenzione particolare all'economia circolare e al mercato del lavoro. Alessandra Scandura (Università di Torino, Spoke 5) ha illustrato il Circular Innovation Monitor, una dashboard avanzata che raccoglie e analizza dati sull’economia circolare, mettendo in relazione domanda e offerta di lavoro, innovazione, sostenibilità aziendale e politiche pubbliche.
“Attraverso un monitoraggio costante degli annunci di lavoro legati alla transizione sostenibile” – commenta Scandura – “il sistema identifica le competenze più richieste grazie all’integrazione di tecniche di data scraping e intelligenza artificiale. Parallelamente, traccia l’andamento dell’innovazione nel settore, analizzando la produzione di brevetti, pubblicazioni scientifiche e design industriale, oltre a raccogliere informazioni su startup e pratiche circolari adottate dalle imprese. Un’altra funzione chiave della dashboard riguarda il monitoraggio delle politiche pubbliche, con un’attenzione particolare alle strategie di specializzazione intelligente (S3) e agli incentivi governativi".
Intesa Sanpaolo, con Anna Maria Moressa, ha presentato uno studio sulla mobilità dei laureati italiani, analizzando le motivazioni dell’espatrio e le condizioni che potrebbero favorire il rientro. Basato su dati AlmaLaurea e su un’indagine tra giovani italiani impiegati all’estero, lo studio ha evidenziato che stipendi più alti, prospettive di crescita e contesti lavorativi più dinamici sono i principali fattori che spingono a cercare opportunità fuori dal Paese. Tuttavia, il rientro diventa più probabile quando si garantiscono stabilità occupazionale e percorsi di carriera competitivi.
“La nostra analisi mostra che circa il 30% dei laureati italiani all’estero sarebbe disposto a tornare in presenza di condizioni lavorative adeguate,” ha spiegato Moressa, evidenziando che settori come tecnologia e ingegneria registrano i flussi migratori più significativi. Lo studio ha inoltre coinvolto focus group con imprenditori del Triveneto, mettendo in luce una crescente difficoltà nel reperire profili qualificati e un forte disallineamento tra domanda e offerta di competenze. Per contrastare il fenomeno, emerge la necessità di incentivare il rientro attraverso misure mirate, come benefit fiscali e percorsi di formazione continua più integrati con le esigenze del mercato del lavoro.
Infine, con Massimiliano Marcellino (Università Bocconi, Spoke 4) si è discusso di un modello di previsione dei rischi economici e finanziari per l'Italia, sviluppato attraverso l’integrazione di dati macroeconomici e tecniche econometriche avanzate.
“L'obiettivo è fornire uno strumento in grado di anticipare scenari di instabilità economica, aiutando policy maker e operatori finanziari a prendere decisioni informate,” ha spiegato Marcellino. “Grazie all’analisi congiunta di dati mensili e trimestrali provenienti da Banca d’Italia, Eurostat e altre fonti istituzionali, possiamo stimare la probabilità di eventi avversi, come un rallentamento della crescita o un aumento del deficit, con maggiore precisione rispetto ai modelli tradizionali".
Un aspetto particolarmente rilevante è la capacità del modello di catturare rischi estremi e fluttuazioni nei mercati finanziari attraverso previsioni probabilistiche, supportando così la gestione del rischio sistemico.
La sessione "Survey" del meeting ha messo a fuoco le tensioni, le aspettative e i vincoli strutturali che influenzano le scelte di consumo e di investimento in Italia. Attraverso diversi studi, i relatori hanno fornito dati e analisi per comprendere meglio i comportamenti individuali e aziendali in un contesto di cambiamento economico e sociale. Le ricerche hanno evidenziato dei punti comuni: in particolare emerge in modo chiaro come il comportamento dei consumatori e le strategie delle imprese siano sempre più condizionati da variabili strutturali e da scelte politiche e tecnologiche. L’integrazione dei dati di queste ricerche sono destinati a confluire anch'essi, come altri, nella piattaforma AMELIA.
Tullio Jappelli e Luigi Guiso hanno presentato l’Italian Survey on Consumer Expectations (ISCE), una ricerca che si inserisce in un panorama internazionale di indagini ad alta frequenza sulle aspettative economiche degli individui. "Con periodicità trimestrale, lo studio monitora l’evoluzione delle percezioni finanziarie, della ricchezza delle famiglie e delle intenzioni di consumo", ha spiegato Jappelli. L’infrastruttura costruita permette di integrare i dati raccolti con indicatori spaziali e strumenti di analisi per policy maker e aziende. In questo quadro è nato l’ISR Lab, un laboratorio virtuale che studia la vulnerabilità finanziaria e la resilienza delle famiglie.
Marco Frey ha invece approfondito le scelte di consumo con un focus sulla sostenibilità. Lo studio ha coinvolto 2000 individui tra i 18 e i 70 anni, analizzando il modo in cui affrontano il dilemma tra prodotti convenzionali e alternative sostenibili in settori chiave come elettronica di consumo, moda e alimentazione. Un aspetto cruciale emerso è il rebound effect, per cui, anche quando i consumatori adottano scelte più sostenibili, possono sviluppare comportamenti che ne riducono l’impatto positivo.
Sul fronte delle imprese, Davide Piacentino ha illustrato i risultati della survey sull’economia circolare, condotta dal gruppo di ricerca dell'Università di Torino. "Esiste un gap informativo tra domanda e offerta di pratiche di circolarità", ha spiegato, sottolineando la necessità di dati più strutturati per guidare le imprese nella transizione ecologica. L’analisi suggerisce che chi investe in innovazione e sostenibilità ottiene vantaggi competitivi e una maggiore redditività.
Infine, Salvio Capasso ha presentato lo studio sulle strategie di investimento delle imprese turistiche, un settore strategico per l’economia italiana. "La sostenibilità e la digitalizzazione sono ormai fattori chiave per il successo", ha affermato, evidenziando che il 40% delle imprese nel Sud Italia e il 25% a livello nazionale ha già investito in innovazione tecnologica e sostenibilità, segnando un cambio di paradigma.
La giornata del 18 marzo si è conclusa con la sessione sull’efficientamento energetico, guidata da Paola Valbonesi (Università di Padova, Spoke 6), che ha affrontato strategie e strumenti per ridurre i consumi e abbattere le emissioni di CO₂. Tra gli aspetti centrali della discussione, un ruolo di primo piano è stato assegnato all’uso dei database SACE e CRITERI, illustrato da Gian Luca Morini (Università di Bologna, Spoke 6). Questi archivi raccolgono dati su oltre un milione di Attestati di Prestazione Energetica (APE) e rappresentano una risorsa fondamentale per mappare il patrimonio edilizio italiano e identificare le priorità di intervento. L’analisi ha evidenziato la necessità di stimare la classe energetica degli edifici privi di certificazione, sfruttando modelli di machine learning e approcci statistico-fisici per colmare le lacune informative.
“La qualità e la disponibilità dei dati sono essenziali per accelerare la transizione energetica,” ha sottolineato Valbonesi. “Disporre di strumenti avanzati per la valutazione dell’efficienza degli edifici ci permette non solo di indirizzare meglio le politiche di riqualificazione, ma anche di rendere gli incentivi più efficaci e mirati.”
Un altro tema chiave è stato quello della povertà energetica, con l’analisi dell’indicatore OIPE, che permette di identificare le fasce di popolazione più vulnerabili dal punto di vista dei costi energetici. In questo contesto, si è discusso del ruolo crescente delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) come strumento per favorire la produzione e il consumo condiviso di energia sostenibile.
Infine, Daniele Vettorato (Eurac Research) ha presentato il Building Energy Atlas (BEAT), un sistema di mappatura dell’efficienza energetica basato su dati geospaziali, pensato per supportare la pianificazione di politiche di riqualificazione edilizia e ottimizzare le risorse disponibili a livello territoriale.
Fondazione GRINS
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