La Fondazione GRINS ha inaugurato la propria serie di Discussion Paper con sette contributi originali, provenienti dai sette gruppi di ricerca (Spoek), che, pur trattando temi eterogenei — dall’efficienza energetica alla resilienza culturale, dalla parità di genere all’economia circolare — convergono in una visione comune: promuovere politiche pubbliche basate su evidenze, orientate alla sostenibilità e capaci di affrontare le disuguaglianze.
Primo tratto distintivo e comune è l’uso rigoroso di metodi quantitativi e qualitativi per analizzare fenomeni complessi. Si quantificano con precisione i costi e benefici della direttiva europea sugli edifici green in Lombardia e Piemonte, mostrando l’entità dell’investimento necessario ma anche i risparmi energetici e le ricadute ambientali attese. Si impiegano esperimenti survey-based, analisi diari con grounded theory, randomizzazioni controllate (DP 03), o tecnologie NLP applicate ai brevett, restituendo strumenti operativi per decisori pubblici e stakeholder.
Un secondo filo conduttore è il concetto di resilienza, esplicitamente tematizzato in tre paper ma latente in tutti. Resilienza delle persone, come nel DP 02 che esplora l’apprendimento esperienziale dei professionisti sanitari in contesti di crisi. Resilienza delle istituzioni educative, che formano competenze digitali in studenti con basso capitale numerico iniziale (DP 03). Resilienza dei territori e delle pratiche culturali, che rivelano capacità differenziate di reagire agli shock pandemici (DP 07). Anche l’analisi sulle norme di genere (DP 04) può essere letta in chiave di resilienza normativa e culturale, laddove documenta un cambiamento generazionale nella percezione dell’equilibrio domestico.
Una terza dimensione trasversale riguarda l’attenzione ai fattori di esclusione e disuguaglianza. Le politiche ambientali possono essere regressivamente percepite (DP 01), la vulnerabilità emotiva nei servizi sanitari è spesso sottovalutata (DP 02), le norme sociali penalizzano ancora fortemente le donne (DP 04). Ma tutti questi studi non si limitano alla denuncia: forniscono indicazioni su leve concrete per promuovere inclusione, eguaglianza e capacità trasformativa.
Infine, l’innovazione è concepita in modo ampio e integrato: non solo tecnologica, ma cognitiva, sociale, territoriale. Che si tratti di promuovere la disponibilità a contribuire volontariamente a un fondo per la prevenzione dei disastri (DP 05), o di mappare le traiettorie brevettuali della circular economy con modelli linguistici avanzati (DP 06), l’orizzonte comune è quello di una trasformazione sistemica. Non è un caso che l’Italia, con le sue disuguaglianze territoriali e il suo potenziale di rigenerazione, sia il campo privilegiato di osservazione.